Le minacce ai bambini educano?

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Si può educare con le minacce o le minacce sono sempre da evitare? Vediamo il punto di vista di Cecilia Valdesalici (mamma di 4 figli).

“Se non la smetti …”

“Guarda che se vengo lì…”

“Fallo subito, altrimenti…”

“Va bene, allora niente…”

“Se ti comporti così, io …”

Mi ritrovo a minacciare punizioni cinquanta volte al giorno. 

La Cecilia che minaccia non mi piace: suona frustrata, amara, stanca. Manca di inventiva, di senso dell’umorismo, di empatia.

Eppure trovo molto difficile evitarlo: come devo fare se non mi ascoltano?!

Eppure.

Arrivati al 2020, siamo tutti piuttosto d’accordo che minacciare e punire siano atti sconvenienti – nei confronti degli adulti. 

Inoltre, siamo tutti consapevoli che la reazione dell’adulto a una minaccia è generalmente continuare a fare quello che faceva. Tiè. Chi sei tu per minacciarmi?

Eppure,  nei confronti dei bambini, minacciare e punire (non fisicamente!) sono considerate azioni accettabili. 

In generale, si pensa che corrispondano al presentare a chi sbaglia la conseguenza logica di quello che ha fatto. 

Frase chiave: “Così impara”. 

Impara cosa?

Dopo cinquanta minacce lanciate in ogni direzione, io mi sento orrenda. 

Se io mi sento orrenda, loro come si sentiranno?

Le gemelle smettono di ascoltare, parte lo show del duo di scimmiette impazzite. 

Il medio entra in modalità “adesso rompo finché non ti vedo strippare sul serio”. 

Ma è la grande che davvero riassume la situazione: “Stasera non posso vedere la TV? Non me ne frega niente. Sei un’idiota. Non voglio fare più niente! Non me frega niente di voi! Fate schifo!”.

Wow, fantastico. Proprio il risultato che volevo.

È ora di trovare delle alternative.

Ricalibrare le aspettative

Esempio. 

Basta fare una veloce ricerca in Google per trovare una delle moltissime ricerche che dimostrano come la capacità di resistere ai propri impulsi non cominci a svilupparsi nell’essere umano prima dei tre, quattro anni. 

Allora, perché continuo ad arrabbiarmi con un bimbo di tre anni che non smette di toccare la presa? 

Perché è frustrante, ecco perché.

I bambini piccoli devono imparare a controllarsi, ma non lo sanno fare. 

Se ci riescono quando presentiamo le nostre richieste, bravi. 

Ma se non riescono, bisogna trovare soluzioni fantasiose, spiegare, non persistere allo sfinimento. Le cose si imparano un po’ alla volta, si sa.

Spiegare, coprire la presa, distrarre il bambino, cambiare stanza. 

Facile a dirsi, meno a farsi.

Selezionare le priorità

Alzati, lavati, vestiti, corri a scuola, stai seduto ai pasti, fai i compiti, non picchiare i tuoi fratelli, non urlare, non mangiare troppo dolci, non mettere i piedi sul divano, non fare disordine, basta televisione, attento a non bagnarti, metti la giacca, metti a posto i tuoi giochi, stai composto…

Così, tutti insieme, gli ordini che diamo ogni giorno, fanno impressione. Sono tanti, tantissimi.

Priorità. 

Cosa viene prima? Quali sono le cose che assolutamente deve imparare/fare adesso?

Quali potrebbero essere rimandate, o trascurate?

È fondamentale che non si bagni? 

Che non si sporchi?

Ogni famiglia ha le sue risposte

Per me, è fondamentale che i grandi facciano i compiti, che non si picchino, che il consumo di schermi sia limitato, che passino tempo all’aperto.

Il resto non è prioritario.

Give yourself some grace. Sii gentile con te stessa. E con loro.

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Non danneggiare la relazione

“Se non la smetti di lamentarti, non ti aiuto nei compiti!”

“Se non finisci il lavoro, stasera non ti leggo la storia!”.

Se capitasse a me? 

“Se non la smetti di scrollare Facebook, vado a letto senza darti la buonanotte!”.

“Se urli un’altra volta, ti tolgo il regalo di Natale!”.

Più il bambino cresce, più si inventano minacce e punizioni più pesanti. 

Alcune sono davvero troppo forti, e, gli leggo in faccia la reazione: “Ho fatto una cosa sbagliata, e tu mi punisci togliendo una cosa che pensavo fosse importante anche per te! Non mi vuoi bene! Sei cattiva!”.

Il bambino si sente tradito, arrabbiato, offeso. Magari farà quello che deve fare, ma solo perché l’ho costretto.

Come se non bastasse, nel costringerlo ho messo in dubbio la solidità della nostra relazione.

Alternative. 

“Cosa succede? Facciamo una pausa poi ripartiamo? Qualcosa da bere? Vuoi raccontarmi cosa è successo a scuola? Andiamo a dare due calci al pallone prima di continuare?”

O anche silenzio, e aspettare.

Le cose belle crescono nel tempo. 

A volte bisogna innaffiare, a volte solo aspettare che la natura faccia il suo corso.

Picchiare il ramo perché faccia foglie e frutti non ha un gran senso, no?

*****

Voi cosa ne pensate? Scrivetelo nei commenti!

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Attenzione: non tutte le attività proposte in questo blog sono adatte ai bambini. Prima di proporre un’attività ai bambini verificate che gli strumenti proposti possano effettivamente essere utilizzati da bambini e che l’attività sia adatta alla loro età. Qualora sia indicata un’età di utilizzo, la stessa deve intendersi come puramente indicativa. In ogni caso tutte le attività devono essere svolte sotto la supervisione di un adulto e i bambini non devono mai e per nessun motivo essere lasciati da soli (per continuare a leggere clicca qui ).

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